Ho deciso di inaugurare le mie Interviste Preziose incontrando Maurizio Scoppa, l’amministratore delegato de Il Tarì, il polo commerciale dell’oreficeria campana nato 15 anni fa a Marcianise.
Come mai proprio lui?? Semplice, si parla tanto di Made in Italy e io sono una terrona doc, quindi ho pensato: perchè non parlare di oreficeria Made in Sud, visto che Il Tarì conta ormai 400 aziende nella sua grande struttura?
E giusto per chiarezza, il tarì era un’antica moneta aurea araba, diffusa nel Regno di Napoli fino all’età aragonese. Insomma, un nome che già evidenzia il forte collegamento con la tradizione e la storia dell’arte orafa napoletana.
Maurizio Scoppa: dall’Arma ai gioielli
Incontrare Maurizio Scoppa non è semplice, la sua agenda da a.d. è ovviamente fittissima!
Prima della mia intervista avevo scandagliato la madre rete e trovato una marea di articoli su testate nazionali che parlano di Maurizio Scoppa: da quando come Generale di Corpo d’Armata guidava i Carabinieri di tutta l’Italia Meridionale, a quando ormai in pensione nel ruolo di Commissario Straordinario ha dimezzato il debito della più grande ASL di Napoli (e d’Italia). Insomma, diciamolo, una sorta di mito.
E più leggevo più aumentava la mia curiosità: ma cosa ci fa un Generale dei Carabinieri in pensione nel mondo dei gioielli?? Dovevo scoprirlo, e così armata del mio taccuino e di un bel respiro vado a conoscere il famoso Generale Maurizio Scoppa, consapevole che non capita tutti i giorni di essere di fronte al massimo grado dell’Arma dei Carabinieri!
Il Generale mi accoglie a casa sua con un largo sorriso e un abbigliamento casual. Il mito si conferma, l’apnea è finita e possiamo cominciare.
L’intervista a Maurizio Scoppa
Generale Scoppa, quale è stata la sua reazione quando le hanno proposto l’incarico di a.d. nel mondo dei gioielli de Il Tarì?
M.S.: La stessa di quando sono stato nominato Commissario Straordinario dell’Asl Na1, cosa c’entrava un Generale dei Carabinieri con la Sanità? Eppure io sono convinto che gli strumenti dell’organizzazione siano applicabili a tutti i settori. Per questo motivo ho pensato di mettere a disposizione di questi due diversi mondi le mie conoscenze maturate nel settore pubblico. In questo caso, poi, sono approdato al privato e da uomo delle istituzioni ho dovuto riconoscere con rammarico che il privato a volte funziona meglio del pubblico.
Generale, cosa crede che rappresenti Il Tarì per il nostro Paese?
M.S.: Il Tarì è una realtà di grande rilievo, una struttura unica a livello europeo nel suo genere e il punto di riferimento di un’arte orafa che rappresenta le tradizioni di questo mondo plurisecolare. Oltre che un polo commerciale, Il Tarì è anche custode di quei valori di artigianalità assolutamente peculiari rispetto alla grande gioielleria italiana e alla lavorazione prevalentemente industriale.
L’arte orafa meridionale, con il suo passaggio di generazione in generazione e le sue capacità di realizzazione, ha non solo grande manualità, ma anche la fantasia di produrre pezzi unici. E tutto ciò è possibile all’interno de Il Tarì non solo attraverso la produzione orafa, ma anche grazie alla propria scuola orafa. E’ per tutto questo che Il Tarì rappresenta un modello organizzativo.
In questo momento di profonda difficoltà per il nostro Paese secondo Lei quali prospettive ci sono per Il Tarì?
M.S.: Credo che in una situazione come questa in cui il mercato nazionale ed europeo evidenzia ancora momenti di crisi Il Tarì debba offrire una promozione a doppio senso: da un lato far conoscere ai mercati internazionali emergenti la specificità di questi prodotti orafi artigianali, e dall’altro favorire e sviluppare incontri per attirare esponenti del commercio orafo.
Se mi permette, Lei che rapporto ha con i gioielli, la incuriosiscono?
M.S.: Mi ha sempre affascinato soprattutto l’oreficeria d’epoca, mi attrae la grande capacità di realizzare pezzi straordinari, un po’ come mi attirano le opere d’arte. E poi credo che il gioiello, contrariamente a quanto sostengono alcuni esponenti del mondo dell’oreficeria più tendenti al pessimismo, non scomparirà mai perché è nato con la prima donna e finchè ci saranno donne ci saranno anche gioielli!
Non credo che durerà a lungo questa tendenza di sostituirli con oggetti di minore valore, è solo un trend legato a diversi fattori di natura transitoria.
Se dovesse regalare un gioiello Lei quale sceglierebbe?
M.S.:Tendenzialmente regalerei un anello o un bracciale.
Generale, Le piacciono i diamanti o preferisce le pietre colorate?
Mi piacciono sia i diamanti che le pietre preziose colorate, anche se non tutte per una questione di preferenze di colore. Mi piacciono gli smeraldi e gli zaffiri, per esempio, un po’ meno i rubini dal colore intenso.
Lei è napoletano, crede che Il Tarì rappresenti un motivo di orgoglio per la Sua terra?
M.S.: Sicuramente sì, credo anzi che i napoletani dovrebbero essere più consapevoli delle proprie risorse positive e mostrarle più orgogliosamente, invece che evidenziare soltanto le proprie miserie come quotidianamente accade. Io ci credo molto ne Il Tarì, altrimenti non ci sarei mai entrato.
Il Suo impegno, quello de Il Tarì e di tutta la gioielleria italiana nel tenere duro è importante per restituire a questo settore la sua dignità e il suo orgoglio in un momento in cui può capitare di pensare che l’oreficeria sia sostituibile con altro.
M.S.: Non mi risulta che nel mondo dell’oreficeria ci si sia impegnati finora nella promozione del Made in Italy. Se Il Tarì comincia a farlo diventerà anche un traino, perché gli orafi sono tendenzialmente tradizionalisti e conservatori, e la cosa peggiore in economia è chiudersi. Di fronte alle difficoltà del mercato bisogna aprirsi, bisogna rischiare e lanciarsi. Poi può non andare bene, ma va sicuramente male se si rimane fermi perché si va incontro ad un progressivo regresso e si finisce per perdere l’entusiasmo e anche le opportunità. Solo lanciandosi si può intercettare un mercato positivo e compensare.
Appuntamento alla Fiera de Il Tarì
Guardo l’orologio, il tempo è volato, le parole sono fluite in un’atmosfera colloquiale e serena, davanti a me un uomo che ha contribuito alla storia del nostro Paese (di grande fascino, anche senza divisa!) e che è entrato nella storia della gioielleria, con una fierezza di portamento e una classe verbale che è una chiccheria di altri tempi. E ne abbiamo tanto bisogno in questo momento, non solo in questo settore.
E’ il momento di salutarci, lui mi sorride ancora, quasi timidamente, come solo i militari sanno fare quando la loro umanità non riesce ad essere trattenuta. E mi stringe la mano con una stretta decisa, di chi sa e ti puoi fidare.
Mi fa promettere che andrò come sua ospite alla Fiera Mondo Prezioso in programma a Il Tarì, e cosa gli rispondo io? Agli ordini Generale!
A quest’uomo non si può dire di no, ma questo non glielo ho detto.
Non questa volta.
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