Chi di voi conosce TUUM? Tranquilli, non è un esame di latino ma una linea di gioielli.
Ero con l’Anna e la Nosky in modalità rassegna stampa su una terrazza vista mare, quando la domanda è nata spontanea: ma a chi viene in mente di usare come soggetto di un anello una preghiera sacra? A Tuum, ecco la risposta!
Le mie due fashion-friends, vittime della loro curiosità e di un irresistibile buon gusto, hanno recitato la loro personale supplica. Né Padre Nostro, né Ave Maria, sia chiaro. E così, sebbene abbia visto altre volte le pagine pubblicitarie di Tuum, mi hanno convinta ad andare in missione esplorativa.
L’ispirazione degli anelli sacri Tuum
Per chi non lo conoscesse, il marchio è nato qualche anno fa in un laboratorio di San Giustino, al confine tra l’Umbria e la Toscana e ha preso in prestito il suo nome da un passaggio del Pater Noster.
L’obiettivo? A quanto pare, sottolineare l’instaurazione di un rapporto personale tra la preghiera impressa sull’anello e chi lo indossa. Tuum in latino significa, appunto, tuo.
Messe da parte le rimanescenze scolastiche sull’accusativo e le declinazioni di rosa-rosae, l’ispirazione di Tuum è di origine evidentemente religiosa. Dicitur –tanto per far vedere che ho fatto anche io le scuole grosse- che la linea Origine con il Padre Nostro e Tuam con l’Ave Maria siano state realizzate inizialmente proprio per i rappresentanti del culto. Poi l’illuminazione: uscire dalle porte delle chiese e cercare di creare un trend facendo leva sull’attrattiva del messaggio insito nella preghiera.
Un po’ ramoscello di ulivo e un po’ promemoria per i rimandati in catechismo. Ma anche un po’ reminiscenza Anni ’80, non trovate? Verrebbe da chiedersi, però, che fine abbia fatto l’uso provocatorio dei simboli sacri, tipico di quel periodo. Dove è la protesta? Madonna si rivolterebbe nel suo stesso bustino di pelle e ricomincerebbe a cercare Susan disperatamente. Eviterò di farne parola.
La manifattura dei gioielli Tuum
Vogliamo parlare dei gioielli Tuum sic et simpliciter (ci stava bene)? Gli anelli sono realizzati con la fusione a cera, una tradizionale tecnica orafa che consente agli anelli di Tuum di avere le parole in rilievo. Il Padre Nostro, lo sapete, è una preghiera più lunga, quindi la fascia dell’anello è più alta rispetto a quella dell’Ave Maria e più cara in ciascuna delle versioni.
Si può scegliere tra diverse collezioni Tuum: in argento brunito o bronzato si spende intorno a € 200.
Gli anelli in oro possono essere nelle colorazioni in giallo, bianco o rosa. Se in oro 9 kt i prezzi partono da circa € 800, mentre per i 18 kt la fascia iniziale di costo raddoppia.
C’è anche una linea in oro con brillanti che costa poco meno di € 3.000.
Per i più smaliziati e irriverenti, c’è anche Tuum Color, in argento con smalto colorato.
Il valore della preghiera secondo Reverso
Ad onor del vero, Tuum non è l’unico brand che abbia riconosciuto un valore commerciale alle preghiere sacre.
Mediterraneo Gioielli, reggetevi forte, ha realizzato Reverso: un anello in argento reversibile con l’Ave Maria su smalto nero da un lato e l’immagine della Madonna miracolosa circondata da zirconi sull’altro lato.
Non ho resistito alla tentazione e ho contattato la casa madre in Campania, dovevo capire come fosse mai nata l’idea della apparizione della Madonnina. La risposta è stata chiara: avevano già utilizzato la medaglietta come ciondolo per collane e bracciali.
Effettivamente non fa una piega, ma non me ne voglia nessuno se mi consolo pensando che il mondo della gioielleria può trovare tante e altre fonti di ispirazione creativa.
A questo punto non mi resta che pensare che con icone e preghiere a portata di mano -anzi, di dito-, sarebbe stato tutto più semplice per Massimo Troisi in “Scusate il ritardo”!
E voi, quanti peccati avete da farvi perdonare?
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Restando sul pezzo di Troisi, direi che questi anelli siano un motivo in più per piangere. Statue lignee di tutto il mondo, unitevi in un grido lacrimoso!!!
La mia opinione è che questa sia stata una pessima idea.
Tuum e Reverso, mettetevi una mano sulla coscienza.
Consegnare al commercio un’immagine del sacro così legata alla vanità è un controsenso tanto evidente quanto uno schiaffo in pieno viso. La comparsa di queste campagne nello stesso periodo non lascia dubbi: si tratta di una vera e propria scelta strategica, non di un caso.
Negli anni ’80, il concetto di icona è stato elaborato da diversi artisti. Tutti conosciamo la Marilyn di Andy Warhol, per esempio. O il video di Like a prayer, di Madonna.
Allora, indossare una croce era moda, perchè in quegli anni c’è stato il boom dell’estetica e dell’edonismo.
Ma oggi, in tempo di crisi, che senso avrebbe?
Facciamo così, compratevi un’indulgenza e vedrete che la statua lignea, tra un singhiozzo e l’altro, chiuderà un occhio.
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